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venerdì 15 luglio 2011

ANTI-TAMARREIDE ovvero fenomenologia del reality show che sta disgustando gli "intelligenti"



Cordiali lettori del mio blog

dopo svariate discussioni su Faccialibro con utenti disgustati, mi sento in dovere di occuparmi anche su questo spazio del reality show più chiacchierato del momento, anche in quanto l'unico a essere trasmesso in questi mesi.

Dalla carta stampata (politicizzata e non), ai blog (politicizzati e non), ai siti (politicizzati e non), ai gruppi su Facebook (policizzati e non), non si fa altro che gettare fango su questo nuovo prodotto della tv commerciale dal format discutibile:

Tamarreide è un docu-reality di 90 minuti a puntata in cui un gruppo di ragazzi, definiti dalla stessa trasmissione (ma anche autodefinitisi) come "tamarri", girano diverse città italiane a bordo di un camper.

Ecco sul dizionario Zingarelli il significato del termine "tamarro": ragazzo di periferia, rozzo e impacciato, che segue la moda, ma ne coglie gli aspetti più vistosi e volgari.

Quante volte li abbiamo incontrati nella vita di tutti i giorni sfogando silenziosamente il nostro disprezzo per non incorrere nei loro muscoli e nella loro ignorante aggressività? O meglio ancora, quante volte, pur non appartenendo a quel modo di essere, ci siamo lasciati andare in atteggiamenti o modi simili a quelli descritti?

  La trasmissione è brutta, molto
  brutta. Talmente brutta da risultare
  quasi bella. Nel senso che fin dal
  titolo i ragazzi che partecipano a
  questo on the road italiano vengono
  presentati al pubblico per quello che
  sono: con un termine naturalmente
  dispregiativo,  enfatizzato nel
  "favoloso" promo dal ghigno weird
  di Fiammetta Cicogna, la cavallona
  presentatrice di plastica. Al
  contrario dei più illustri reality,
  l'ignoranza dei personaggi non
  viene edulcorata alla "eh, non
  sanno chi è Dante Alighieri, ma in fondo sono tutti bravi ragazzi". La coattagine di Angelica, Marika e gli altri viene filmata amplificandone gli aspetti più truci, quasi deformandoli. Tanto che credo sia impossibile per una persona estranea a quel modo di intendere la vita una fidelizzazione completa come può avvenire nel caso de Il Grande Fratello. L'atmosfera generale è molto cupa.

In un certo senso Tamarreide prende la merda e te la sbatte in faccia esplicitamente.

Ma così non la pensa quella parte di popolo internauta che si scaglia anche pesantemente contro la trasmissione definendola diseducativa. E, come sempre quando si tratta di programmi delle tv del Presidente del Consiglio, in prima linea ci sono gli elettori, propagandisti del centrosinistra: quelli che vorrebbero i film di Lynch e Bellocchio in prima serata da far vedere ai bimbi o quelli che ritengono che la televisione, statale o commerciale che sia, debba innanzitutto educare come la RAI degli anni '60.

Ormai la sinistra italiana, che nei secoli scorsi era la divulgatrice di pensieri eccentrici ai limiti del cattivo gusto e tutelava anche i "gesti gratuiti" come quelli di Gide ne I Sotterranei Del Vaticano, sta diventando molto più moralista, sfociando nella solita retorica e demagogia, della Democrazia Cristiana di qualche decennio fa.

Sono loro a dire che il messaggio "diseducativo" di Tamarreide potrebbe influenzare menti giovani, manipolarle e invogliarle a diventare come la cubista rifatta Marika o il palestrato Manuel. In un certo senso mi ricordano quando mamma voleva proibirmi di giocare a certi videogame violenti per paura che potessi diventare un serial killer.

E per quanto mi sia divertito e abbia riso a denti stretti spiattellando passanti a bordo di una fuoriserie in Carmageddon, non sono ancora finito a Regina Coeli... la mia fedina penale è sempre linda...

e poi sono già troppo vecchio per lasciarmi influenzare da Tamarreide. Peccato...


VP