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domenica 13 novembre 2011

MASSONI, PERSUASORI E NULLITA' (13/11/2011)

Quello che è successo ha dell'incredibile. Mai come ieri ho avuto la nettissima non sensazione, bensì certezza, di essere nato in un posto governato da una loggia massonica. Ma possibile mai che un personaggio come Silvio Berlusconi, che per 20 anni ha fatto tribolare gli avversari con la sua faccia tosta anche negli aspetti più contraddittori della sua vita politica, si sia dimesso di punto in bianco, dopo poche settimane dai presunti tradimenti all'interno della coalizione di governo, quasi silenziosamente e senza scatenare la potenza di fuoco delle testate mediatiche di sua proprietà e dei Maometto come Emilio Fede o Paolo Liguori?

È possibile che la sinistra sia riuscita a cacciare il proprio accerrimo nemico senza neanche un'azione politica degna di nota, in modo così facile, quasi consequenziale? Ieri 12 novembre il popolo viola ha festeggiato a suon di cartelli e urla la presunta fine del berlusconismo e non si è domandata affatto perché sia accaduto tutto questo o per cosa. Verrebbe quasi da pensare che Gianfranco Fini avesse intravisto tutto questo da anni; i suoi comportamenti (come quelli di Rutelli o di Casini) sono stati quelli di chi già sapeva. E se qualcuno già sapeva allora chi ha incastrato personaggi come Tarantini o Lele Mora, i cui squallidi teatrini di avanspettacolo (e non solo) erano stati tutelati dall'ombra protettrice di Berlusconi?

La Chiesa Cattolica continua a predicare con poche parole ma ben mirate: difficile non pensare che anche LEI c'entri qualcosa, dalle prime pagine provocatorie di Famiglia Cristiana alle smorfie di insofferenza dei cardinali intervenuti ai dibattiti sulla vita privata dell'ormai ex premier.

Io non riesco a farmi contagiare dall'entusiasmo del popolo viola: perché dal basso delle nostre idee e delle nostre convinzioni siamo comandati da un potere oscuro che mai come oggi è così evidente. Un potere in grado di decidere le sorti dei singoli individui e la cui aggressività va a inficiare inesorabilmente sul libero arbitrio. Ho molta paura.

Gli accadimenti politici di questi giorni mi distolgono l'attenzione da ciò a cui questa puntata di News Del Tunnel doveva essere dedicata: al culto della persuasione e della mediocrità nelle logiche di potere. Logiche a 360 gradi, che svariano da sinistra a destra nei modi più creativi. Come quello di Alberto Castelvecchi, mio docente di editoria alla LUISS Writing School, che alla convention di Matteo Renzi ha inscenato un rap "clap your hands" dando sfogo alle sue abilità di public speaker col mito del positivismo americano. Ora è doveroso dire che i miei trascorsi con Castelvecchi sono stati tutt'altro che tranquilli: è l'uomo che mi stroncò Roma Americana quando gli portai il mio progetto editoriale. Cercando di essere il più obiettivo possibile, tutto quello che bisogna sapere di Castelvecchi è che trattasi di un brillante professore, molto bravo nell'esposizione delle sue materie e dal grandissimo fiuto artistico. E' altrettanto vero che non ho probabilmente mai incontrato un personaggio più permaloso e vanitoso, uno che ama essere protagonista e che vorrebbe sedurre anche la persona più brutta del mondo. Un animale sociale che aspira a diventare uno squalo in acque agitate. Il futuro della sinistra italiana sarà anche di un personaggio del genere.

Invece chi non presenta alcun aspetto affascinante è Massimo Bertarelli, critico cinematografico de Il Giornale, quotidiano del centrodestra più talebano e, dunque, più mediocre. Il suddetto "giornalista" stronca Faust di Sokurov descrivendolo come "formidabile mattone, per non dire macigno (...). Per la critica snob un capolavoro assoluto (...). Per il pubblico normale due ore e passa di estenuanti sbadigli". Credo che giudicare un film sfogando la propria avversione verso un tipo di pubblico e contro i vezzi di una critica militante sia davvero un atto infame. Proprio per quello che il Cinema dovrebbe essere soprattutto per un critico: un'Arte pura, da tutelare in virtù della sua Storia. Il critico è colui che la lava delle "solite idiozie" dei produttori in cerca di quattrini facili e delle contraddizioni del libero mercato e ne restituisce l'essenza al pubblico più giovane che potrà aggrapparsi a questa tradizione di qualità anche per affrontare i momenti duri della vita in modo più dolce e magico. Anche io non ho amato l'ultima opera del maestro russo, la cui filmografia invece è da scolpire nell'oro. Ma non è etico attaccare la criticabile ultima opera, Leone d'Oro a Venezia, in quel modo. Qualche elettore di centrodestra avrà trovato un portavoce cinematografico da seguire... sicuramente l'Universo Cinema nella sua interezza saprà ancora una volta ignorare la volgarità assoluta.


VP